Giocare nel Boca Juniors è
il sogno di molti – se non di tutti – i giovani argentini che si
affacciano nel mondo del calcio fin dalla tenera età; il meticoloso scouting degli 007 xeneizes, inoltre, fa si che nella capitale argentina arrivino giovani prospetti da ogni angolo dell’Argentina, anche da città dove si ergono alcune importanti realtà locali.
Capita così che due società storiche ed importanti come Newell’s Old Boys e Rosario Central si lascino scappare una delle sensazioni argentine che si è messo in mostra con la maglia del Boca e con la selezione Albiceleste Sub’17, con la quale ha disputato sia il Sudamericano che il Mondiale messicano.
Parliamo di Maximiliano Padilla, difensore centrale classe 1994 e leader della difesa della Selecciòn di categoria; un difensore che, da compaesano di Leo Messi,
si distingue per l’eleganza che sfodera nel suo modo di comandare la
difesa, che nonostante i suoi 17 dirige da veterano. Attualmente è
impegnato nel prestigioso Torneo Independencia, dove in maglia boquense si sta facendo notare a suon di grandi prestazioni.
Ma come si evolve la sua carriera? Maxi, come lo chiamano i compagni, tira i primi calci ad un pallone difendendo i colori de Las Estrellitas del Sur, club di Weto Gomez (un quartiere di Rosario) ma ben presto viene notato da alcuni emissari del Villa Manuela. Prelevato a 10 anni, i suoi nuovi dirigenti gli cuciono addosso la camiseta roja fino a quando non arriva il Boca Juniors, per mano dei suoi emissari, a ‘provinare‘ alcuni giocatori. Appena visto all’opera, Padilla
viene subito bloccato e – dopo un momento di smarrimento – decide di
tentare l’avventura lontano dagli amici e dagli affetti e, a 12 anni, si
ritrova a Baires dove nel 2009 si laurea campione d’Argentina della categoria Octava con gli xeneizes. Lo nota il ‘Negro‘ Enrique, campione del mondo con l’Argentina dell’86, che lo inserisce in pianta stabile nella Selecciòn Sub’15. E’ il 2010, e si inizia a parlare di lui.
Purtroppo però, durante una partitella di
allenamento, Maxi si rompe la caviglia destra e il menisco; deve quindi
farsi operare, e rimane fuori un bel po’. Di lui non si scorda Oscar Garrè,
estimatore del ragazzo da qualche tempo, che decide – appena Padilla si
rimette in piedi – di affidargli le chiavi della difesa dell’Argentina Sub’17, con la quale Maxi gioca e diventa uno dei cardini arretrati con addosso la maglia numero 13.
Alto 183 centimetri, Padilla si disimpegna
come centrale sinistro di una difesa a 4, pur essendo in grado di
trattare la palla con entrambi i piedi; di lui stupisce – come detto in
precedenza – la facilità con la quale guida i suoi compagni, dando
sicurezza al reparto e infondendo fiducia a tutti gli altri giocatori.
Rude in marcatura, non è raro vederlo proiettarsi in area avversaria per
sfruttare il suo colpo di testa e cercare il gol, evidenziando delle
buone qualità acrobatiche soprattutto in elevazione. Disponendo di un
buon fisico, magari da ‘modellare’ con un po’ di palestra in più,
risulta incisivo anche nell’anticipo e nell’uno contro uno.
Le sue qualità comunque non passano
inosservate, dato che in alcune circostanze il ragazzo ha già avuto
l’onore di allenarsi con la prima squadra, dove gli fanno scuola due
difensori del calibro del ‘Flaco‘ Schiavi e di Insaurralde. Non male, insomma, per il prossimo comandante della retroguardia auriazul.
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