giovedì 18 gennaio 2018

Il futuro Uruguay


Una delle nazionali sudamericane con più potenzialità nel ricambio generazionale è senza dubbio l'Uruguay. Che il processo di cambiamento venga ultimato da Óscar Washington Tabárez non è scontato, ma di certo il Maestro sta avendo un ruolo importante, fondamentale, in questo percorso. 
Portare la selezione charrúa a svecchiarsi nel breve è l'obiettivo finale da perseguire. Il procedimento verrà ultimato dopo Russia 2018, quando in Sudamerica ci si fermerà per programmare il prossimo ciclo di qualificazioni mondiali.

La percezione è che la lista di facce nuove, alcune già inserite per gradi nei mesi scorsi, sia già stata individuata. Inoltre Tabárez sembra avere le idee chiare anche sui tempi e sui modi. Il calcio uruguagio è cresciuto molto nell'ultimo decennio, sia a livello di nazionale che come movimento in sé, tanto è vero che ogni anno aumentano i giocatori da esportazione, ormai abituali frequentatori di tutti i campionati top europei. Il reparto più "toccato" dalla futura rivoluzione sarà il centrocampo, bisognoso di linfa vitale, gamba e tecnica. Paradossalmente sembra di assistere a una vera e propria evoluzione tecnica: fino ad oggi l'Uruguay non ha mai schierato molta qualità in mezzo, affidandosi maggiormente a gregari di spessore (Arévalo Rios, Álvaro González e prima ancora Diego Pérez) e meno a gente capace di costruire, lasciandone l'incombenza talvolta a Carlos Sánchez o, in alternativa, al trequartista del momento schierato da esterno nel 4-3-3.


Le chiavi della Celeste del futuro saranno affidate a Federico Valverde. Su questo sembrano esserci pochi dubbi, soprattutto se il centrocampista dovesse confermare le buone impressioni (e prestazioni) delle prime uscite. Valverde è sempre sembrato il classico predestinato, e non è un caso che il Real Madrid abbia deciso di puntarci fin da subito, prelevandolo non appena diciottenne e dirottandolo nella propria filial, il Real Madrid Castilla. Valverde è nato a Montevideo nel 1998 e sin da piccolo ha fatto parte del vivaio Peñarol, tra i più floridi del paese. Il suo passaggio al Madrid è stato solo la naturale conseguenza per un ragazzo che ha sempre bruciato le tappe a livello giovanile, giocando perennemente con compagni più vecchi di lui anche di un biennio. La sua visione di gioco lo ha di fatto trasformato da trequartista a centrocampista basso, schierato davanti alla difesa, dove fa da schermo alla retroguardia e scala di posizione per chiamare palla e iniziare ad impostare l'azione. Valverde può risultare funzionale per questo Uruguay, soprattutto se la nazionale dovesse andare avanti a giocare a tre in mezzo al campo. Il suo impiego permetterebbe di avere più soluzioni in una zona di campo decisamente più ampia, trasformandosi in una fonte di gioco importante. La sua utilità si è vista anche durante la partita di esordio con la Celeste: a settembre, contro il Paraguay, Tabárez decide di mandarlo in campo a sorpresa e Valverde non delude, segnando un gol all'esordio e blindando per sé una maglia da titolare per le due seguenti partite. La fiducia da parte del Maestro gli varrà, probabilmente, la chiamata per il Mondiale.
Parallelamente però Valverde non se la sta passando bene a livello di club: il Real Madrid ha deciso di prestarlo al Deportivo, dove per ora sta giocando a sprazzi, spesso da subentrante. Il contesto non lo sta facilitando nell'inserimento: il Dépor è una squadra che predilige il gioco in verticale, spesso passando dalle fasce, e di conseguenza c'è poco margine di manovra per un ragionatore come Valverde. Determinante, dopo il mondiale, sarà la scelta per la prossima stagione. Riuscirà Fede a ritagliarsi il suo spazio?


Chi invece sta vivendo una stagione straordinaria è Lucas Torreira, centrocampista della Sampdoria fresco di rinnovo contrattuale (il nuovo vincolo scade nel 2022) e pronto a partire in estate esclusivamente per una cifra superiore ai 25 milioni di euro. Torreira è anche stato inserito nella formazione-tipo del girone di andata. Non è difficile capirne il perché, basta guardare la sua prestazione nella partita contro la Juventus dove, a tratti, ha dominato la mediana davanti a mostri sacri come Pjanic, Khedira e poi Matuidi.
Proprio dopo quel match sono iniziate le speculazioni sul suo conto: Juventus, Napoli e Roma hanno chiesto informazioni alla Sampdoria, contattata - pare - anche da alcuni club di Premier League.
Nonostante ciò, la situazione di Torreira con la nazionale uruguagia è ancora in fase embrionale, nel senso che Tabárez ha già fatto sapere di tenerlo in grande considerazione, ma non lo ancora ha mai convocato.
Eppure Torreira potrebbe diventare una risorsa molto importante per questo Uruguay. La sua duttilità gli permette di disimpegnarsi con lo stesso risultato in un centrocampo a due o (preferibilmente) a tre come mezzala. Oltre a un discorso di collocazione, il classe 1996 originario di Fray Bentos ha anche una capacità straordinaria a giocare senza palla: movimenti, sovrapposizioni e inserimenti fanno parte del suo bagaglio tattico, affinato nei due anni passati a Pescara dove ha ricevuto anche diversi endorsement, tra i quali spicca quello di Massimo Oddo.
Per sua stessa ammissione, è stato proprio l'attuale allenatore dell'Udinese a farlo svoltare professionalmente: "Quando sono arrivato nella Primavera del Pescara allenata dal fratello del mister Giampaolo giocavo in un ruolo alla Tevez. Ma Oddo, spostandomi a centrocampo, mi ha cambiato la vita", ha dichiarato in una recente intervista.
Arrivato in Italia proveniente dai Montevideo Wanderers, Torreira è cresciuto in una famiglia di calciofili nella quale il papà, radiocronista, ha sempre sognato di commentare l'esordio del figlio in un mondiale. Chissà che Russia 2018 non sia la volta buona.


Considerando intoccabili Cavani e Suarez, almeno fino a quando decideranno di giocare con la nazionale, il terzo posto nel reparto offensivo charrúa pare essere riservato a Gastón Pereiro, mancino classe 1995 acquistato dal PSV nel 2015 per un cifra irrisoria, circa 7 milioni di euro, dal Nacional.
Pereiro si porta dietro un'etichetta molto pesante, visto che in patria è già stato eletto l'erede ideale di Alvaro Recoba. In comune con il Chino ha molte cose, a partire dall'ultima maglia di club indossata - quella del Bolso - fino alle abilità che riguardano squisitamente il lato tecnico, dato che il suo sinistro ricorda (non poco) il pennello del collega più anziano. Che per lui rappresenta un idolo: "Quando mi sono allenato per la prima volta con i grandi l'ho visto da vicino - ha raccontato il ragazzo durante la sua presentazione al PSV - avevo quasi paura di parlargli o anche solo di allenarmi con lui".
Due anni dopo ritroviamo un giocatore formato e soprattutto affermato: con la maglia del club di Eindhoven ha già segnato 30 gol in due stagioni, e quest'anno - pur essendo meno prolifico - ha già affinato l'intesa con l'altro gioiellino in forza al club olandese, Hirving Lozano.
Il suo stile di gioco è essenziale, visto che solo raramente Pereiro tenta la giocata fine a sé stessa. Tatticamente è molto duttile, visto che può ricoprire tutti i ruoli sulla trequarti. Il 4-3-3 lo valorizza maggiormente, soprattutto quando viene schierato largo a destra, visto che grazie alla sua velocità e al suo spunto riesce spesso ad andare al tiro. Durante la sua prima stagione al PSV ne aveva quasi fatto un marchio di fabbrica, mentre oggi - complice anche l'arrivo di Lozano - in campo è meno appariscente, per quanto sempre fondamentale a garantire l'imprevedibilità necessaria alla manovra offensiva.
A settembre sono arrivate le prime convocazioni in nazionale, ma è nell'amichevole di novembre contro la Polonia che Tabárez gli ha concesso l'esordio regalandogli sessanta minuti di gioco.


Il terzo centrocampista, una mezzala complementare a Torreira, sarà con tutta probabilità Nahitan Nández. In attesa della crescita di Arambarri e dell'esplosione del duo Amaral - De la Cruz, il classe '95 di scuola Peñarol sembra avere tutte le carte in regola per prendersi un posto da titolare nella metà campo celeste. Nández gioca da sei mesi nel Boca Juniors, dove si è inserito velocemente nelle gerarchie di Guillermo Barros Schelotto. Il Mellizo lo utilizza sul centro-\destra sfruttando le sue qualità atletiche e l'enorme capacità negli inserimenti senza palla. Nández è meno ragionatore ma più corridore rispetto a Torreira, e paradossalmente è proprio questa caratteristica a renderlo quasi indispensabile.
Cresciuto nel Deportivo Maldonado, squadra della sua città, nel 2017 venne intercettato da alcuni emissari del Carbonero che lo bloccarono, strappandolo alla concorrenza di Defensor Sporting e Nacional. Pochi mesi dopo, a causa di un'emorragia a centrocampo, il dt del Manya Jorge Fossati lo fece debuttare regalandogli la titolarità a poco meno di vent'anni.
La sua ascesa fu continua: nel 2015 venne responsabilizzato con l'investitura di capitano della sub-20, protagonista del Sudamericano di categoria e successivamente nel Mondiale estivo, dove l'Uruguay si è fermato agli ottavi di finale. 
Rientrato in patria, Nández ritrova subito il suo posto da titolare sotto la guida tecnica di Pablo Bengoechea, e sotto la gestione dell'attuale dt dell'Alianza Lima è arrivato anche il pronto rinnovo di contratto, ridiscusso a ottobre nel momento del passaggio al Boca Juniors.
Oggi Nández rappresenta anche un'ottima occasione di mercato: cercato in passato da Fiorentina e Torino, il centrocampista charrúa ha un contratto fino al 2020 con gli xeneizes e non si muoverà per meno di una decina di milioni.


Sistemato il centrocampo e dato per assodato che là davanti Gaston Pereiro sia il giusto profilo per affiancare Suarez e Cavani, l'Uruguay si prepara a rinnovarsi anche sulle fasce. Se il fisico lo assiste, Martín Cáceres dovrebbe ancora disputare un ciclo con la nazionale. Il laterale della Lazio in questi anni ha giocato spesso a sinistra per lasciare spazio a Maxi Pereira sull'out opposto. Nel caso in cui Tabárez puntasse su Federico Ricca però il neo laziale tornerebbe nel suo ruolo originale.
Ricca è un giocatore molto sottovalutato, in quanto non ha ancora sviluppato una carriera importante e attualmente sta affrontando diverse difficoltà con il suo Malaga ultimo in Liga.
Nato a Tarariras nel dicembre del '94, Ricca è cresciuto nel vivaio del Danubio e un anno fa è stato acquistato dal Malaga per una cifra che si aggirava sui due milioni e mezzo di euro.
In questa stagione è stato messo ai margini sin da subito, causa (anche) pessimi risultati che hanno costretto i vari tecnici susseguitesi sulla panchina andalusa a mischiare le carte.
Ricca è in Spagna da ormai due anni e dal suo arrivo in Europa ha migliorato molto le sue conoscenze tattiche. Fisicamente brevilineo e dotato di un ottimo scatto, è un terzino con spiccate doti difensive, bravo nel contenimento e poco incline a sbavature di qualsiasi genere. Per contro, lo si vede raramente puntare il fondo alla ricerca del cross, il che lo annovera automaticamente nella categoria di giocatori "di manovra".
In prospettiva nazionale non ha molta concorrenza e quindi non dovrebbe avere problemi a prendersi la titolarità a breve. L'unico profilo che potrebbe entrare in ballottaggio con Fede Ricca è Marcelo Saracchi del River Plate, di cinque anni più giovane e spesso impiegato a centrocampo, mentre per Mathías Suárez, altro talento in ascesa di casa Defensor, sembra ancora troppo presto.


1 commento:

  1. Il calcio uruguagio è cresciuto molto nell'ultimo decennio, sia a livello di nazionale che come movimento in sé, tanto è vero che ogni anno aumentano i giocatori da esportazione, ormai abituali frequentatori di tutti i campionati top europei.Sono d'accordo con questa affermazione.

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